Genesi 47:29

27 Versetti 27-31

Alla fine anche Israele deve morire e quel giorno si stava avvicinando. Israele, principe con Dio, ebbe potenza sull'angelo e prevalse ma tuttavia doveva morire. Giuseppe lo rifornì di pane, affinché non morisse di fame, ma non poté proteggerlo dalla morte per vecchiaia o per malattia. Egli morì gradatamente, la sua candela bruciò gradualmente fino al moccolo, in modo che egli vedesse come si realizzarono i piani del Signore. È un vantaggio vedere l'avvicinamento della morte, prima di andarsene, in modo da potere portare a compimento tutto ciò che ci rimane da fare. Tuttavia, la morte non è lontana da nessuno di noi. L'attenzione di Giacobbe, vedendo l'avvicinamento di quel giorno, fu sulla sua sepoltura: non un funerale con onori e fasti, ma una sepoltura in Canaan, la terra promessa. Era una specie di paradiso, quel paese migliore che egli veramente attendeva, Eb 11:14. La sua consolazione sul letto di morte fu la prospettiva certa di giacere nella Canaan celeste dopo la morte. Quando ciò fu certo, Israele si curvò verso la testa del letto e adorò Dio, vedete Eb 11:21, ringraziando Dio per tutti le sue benedizioni, sostenendosi così debolmente ed esprimendo la sua volontà di lasciare questo mondo. Anche quelli che vissero della provvidenza di Giuseppe e pure Giacobbe, così caro a lui, dovevano morire. Ma Cristo Gesù ci dà il pane vero, quello che possiamo mangiare e con cui vivere per sempre. A Lui veniamo e stiamo attaccati e quando ci apprestiamo alla morte, Egli, che ci ha sostenuto nella vita, ci incontrerà e ci darà la salvezza eterna.

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